Si scrive WORKATION, si legge lavorare in vacanza

Udite, udite, una nuova parola si staglia all’orizzonte del turismo: WORKATION. Cioè, lavorare (work) in vacanza (vacation). Eh già perché in tempi di pandemia e smart working, immaginare di lavorare da una località diversa dalla propria abitazione è molto di più di un’idea irrealizzabile. Gli esempi in Italia non mancano. A cominciare dalla Toscana. Sì, la solita Toscana, che come spesso accade ha saputo per prima individuare questa nuova esigenza proponendo soggiorni ad hoc davvero emozionanti.

Nasce il primo “smart working village” italiano (ed è in Toscana) Comune di Santa Fiora, in provincia di Grosseto, ha deciso di invitare tutti i lavoratori a cambiare location: abbandonare la città per andare a lavorare in smart working in mezzo alla natura. L’intento è quello di realizzare il primo “smart working village” italiano, anche grazie alla banda ultralarga, appena arrivata nella zona.

Per questo progetto il Comune ha pubblicato un bando destinato ai lavoratori con una dotazione finanziaria di 30mila euro che copre fino al 50% dell’affitto per chi desidera provare questa esperienza. In sostanza, chi prenderà casa per almeno due mesi nel territorio di Santa Fiora riceverà un voucher che coprirà le spese sostenute per l’affitto con un importo mensile di massimo 200 euro. Con questa formula, però, si potrà risiedere nel borgo per non più di sei mesi, salvo proroghe stabilite dall’amministrazione comunale.

Ora in Abruzzo i borghi non mancano e non manca (o non mancherà) nemmeno la capacità di connettersi ad internet in maniera stabile. Questo grazie al progetto BUL (banda ultralarga) che è in corso di progettazione e realizzazione su quasi tutto il territorio regionale. Al seguente link è possibile seguire lo stato di avanzamento del progetto: https://bandaultralarga.italia.it/mappa/?entity=13

Non sarò in questo articolo ad approfondire i tempi e gli oneri per la realizzazione di tale fondamentale impresa, ma risulta evidente che attraverso la banda larga sarà possibile avvicinare i nostri meravigliosi e purtroppo sempre più disabitati villaggi alle esigenze non solo turistiche ma anche professionali del mondo moderno. La pandemia in tal senso potrebbe aprire una nuova porta.

Spetterà a noi abruzzesi, come sempre, non farla trovare chiusa.