L’Abruzzo agli abruzzesi, stop please!

Overtourism, Undertourism, Mice Travel, Hyperloop, E-Tourism, HalalTrip, Travel Guilt, EcoTourism….

Non vi spaventate, l’articolo non è in english, ma le parole del turismo sì! Ed è bene che cominciamo a prendere nota se vorremo contare davvero qualcosa nel vento dei viaggiatori che prima o dopo riprenderà a soffiare. “L’Abruzzo è bello!”, “L’Abruzzo è verde”, “L’Abruzzo è il top, puoi sciare guardando il mare”: sono slogan fantastici, ma assolutamente inutili se prima non si focalizzano i concetti su cui veicolare un’offerta davvero al passo con i tempi.

Lo sanno i nostri amministratori? E soprattutto lo sanno gli operatori del settore, ancora alle prese con il dubbio amletico “mi conviene o non mi conviene far pagare con il pos?”. Meglio scrivere che è guasto!!!!

Maledizione, basta! E’ ora di aggiornarci e di approfondire i temi di cui sopra. E soprattutto affrontare la domanda delle domande: come sarà il turismo nel post-Covid? Nessuna paura, non scervellatevi… c’è già chi ha tentato di rispondere.

Il Censis ha da poco pubblicato il report: “Reinventare il turismo dopo la tempesta perfetta“. Cari operatori, stampatelo e tenetelo sempre a portata di mano, come un mantra, da consultare ogni qualvolta il retaggio del passato torna a farvi visita!

Proverò a tracciarne i punti salienti.

  1. Fino al 2019 che turismo esisteva? E quanto valeva? In Italia il comparto turismo, compreso l’indotto, nel 2019 valeva il 13% del Pil, un valore superiore alla media Ue. In termini occupazionali circa il 15% del totale dei posti di lavoro. Insomma numeri importanti, che la “tempesta perfetta” in atto ha drasticamente ridotto.
  2. Ma il turismo in Italia e in Abruzzo era realmente di qualità? NO, NO e NO. Nonostante la crescita in termini assoluti, dal 2009 al 2019 c’è stata una forte disparità tra gli arrivi e le presenze, portando la media dei soggiorni da 3,9 a 3,3 giorni. Come dire, in Italia si viene ma si sta di meno. Perché? Innanzitutto per la selvaggia crescita della ricettività extralberghiera, che grazie alle nuove piattaforme digitali ha consentito a tanti di trasformarsi in host 2.0 senza la garanzia di servizi realmente di qualità. E l’alberghiero d’altro canto non ha saputo aggiornarsi, restando fermo e investendo poco.
  3. L’onda anomala. Non c’è dubbio che il 2020 ha segnato l’anno più anomalo dal secondo dopoguerra. Il turismo globale ha registrato una devastante battuta d’arresto (le perdite stimate dall’Unwto ammontano a 1.110 miliardi di dollari, tre volte superiori a quelle determinate dalla crisi economica del 2009).
  4. Progettare la ripartenza. Tabula Rasa, quindi, o quasi. Dunque, per ripartire dovremo essere bravi a contenere, se non eliminare, le criticità esistenti prima del Covid-19. In particolare l’Abruzzo potrebbe giocare un ruolo decisivo nell‘abbattimento della polarizzazione dei flussi turistici in Italia dove, è bene ricordarlo, 5 regioni catalizzano il 58% dei turisti. E l’Abruzzo ovviamente non è tra queste 5. Per farlo, gli operatori di casa nostra dovranno necessariamente aggiornarsi, capire che le bellezze naturali e i borghi antichi da soli non bastano ad attirare chi non ci conosce. La destagionalizzazione è un altro argomento decisivo. Che fare per portare turisti nei cosiddetti “mesi morti”? Ma morti non sono, visto che altre regioni riescono bene in questa “incredibile” sfida… E allora riprogettiamo, pensiamo, immaginiamo cosa inventare per rendere vivo il turismo anche in ottobre o in marzo. I borghi storici possono rivestire in tal senso un ruolo strategico.
  5. Il digitale. Senza conoscenza digitale la sfida è persa in partenza. Il turista “analogico” è destinato a scomparire. Il turista va catturato on line, attraverso visite prima virtuali e poi reali. Musei, chiese, palazzi, siti archeologici, spiagge, devono aprirsi al web perché solo così si creerà quell’interesse tale da convincere il viaggiatore a scegliere l’Abruzzo come meta di viaggio. E questa volta fisica.
  6. Il turismo di prossimità. La pandemia ha fatto sì che almeno per qualche anno sarà meno cool il viaggio all’estero, magari approfittando dei voli low cost che tanto hanno fatto in questo senso. Nel 2019 sono stati 19 i milioni di italiani che hanno soggiornato all’estero. 19 milioni di persone che presumibilmente, quando si potrà, opteranno per l’Italia. Un’occasione unica per la regione Abruzzo che dovrà farsi conoscere prima e dovrà saper accogliere dopo!

Forza allora, è tempo di crescere. Davvero!