Alloro, il simbolo (dimenticato) della vittoria

Alloro, il simbolo (dimenticato) della vittoria

Quando si passeggia in campagna è come se si tornasse indietro nel tempo. Basta usare un po’ di immaginazione.

Molte delle piante che ancora oggi crescono spontaneamente nei nostri campi biologici, salvo alcune eccez ioni, sono le stesse che crescevano 3000 o 2000 anni fa. La differenza è nel modo con cui i nostri antenati greci e latini si approcciavano a ciascuna di loro: significati, spesso derivanti dalle proprietà benefiche (o nocive), venivano assegnati ai vegetali che diventavano così simboli indiscussi di valori sociali di primaria importanza.

Oggi purtroppo ce lo siamo dimenticati. Non solo in termini di utilizzo in cucina o nella cura del corpo, ma anche in termini di significato simbolico. L‘alloro ad esempio, che la società moderna conosce soprattutto come ingrediente di cottura delle lenticchie di Capodanno è stato per secoli e secoli il simbolo della vittoria, sia in guerra che nelle gare sportive. E’ questo il motivo per cui i suoi rami venivano intrecciati per creare corone da porre sul capo dei vincitori nei giochi pitici e dei personaggi degni di riconoscimento e stima. La corona d’alloro costituiva quindi il massimo onore. L’alloro rimase nella simbologia del potere fino a Napoleone Bonaparte, che il giorno della sua incoronazione a imperatore indossò una corona di alloro dorato come gli imperatori romani.

Secondo le antichissime tradizioni popolari i contadini romani, invece, per ingraziarsi i favori del Sole, avevano l’usanza di legare tre ramoscelli d’alloro con un cordoncino rosso. In questo modo avrebbero favorito il buon raccolto, aiutando il grano a maturare e donare benessere alla popolazione.

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